mercoledì 14 dicembre 2011

Recupero crediti: il rapporto tra Equitalia e suicidarsi per i troppi debiti



Prima parte: Suicidarsi per i troppi debiti.

di Paola Totaro


Drammi della crisi e dell’impossibilità di far fronte ai propri debiti. Poche settimane fa Giancarlo Perin , 52 anni, moglie e due figli, proprietario di una delle imprese edili storiche dell’Alta padovana, la Perin Fratelli srl, è stato trovato da un suo dipendente, impiccato alla benna della gru nella sua ditta di Borgoricco. A spiegare il tragico gesto un biglietto indirizzato alla famiglia, nel quale l’uomo ha parlato di crisi e problemi economici. Pare temesse di non riuscire a garantire un futuro ai propri dipendenti.

L’imprenditore in effetti, in ritardo di alcuni mesi nei pagamenti alla cassa edile, si era rivolto ad una banca per un finanziamento. Evidentemente non aveva ottenuto quello che sperava.
La tragica fine di Perin ha scatenato l’ira e l’indignazione di tante persone, soprattutto colleghi imprenditori Il movimento locale indipendentista “Veneto Stato” ha approfittato dell’occasione per organizzare una manifestazione davanti alla sedi di Equitalia di Padova, dove con bandiere e striscioni hanno lanciato lo slogan “Fratelli d’Italia? Non siamo neanche parenti”. L’obiettivo, oltre quello palesemente secessionista, era anche dimostrare come ormai sia impossibile per molti uscire dalla stretta delle “braccia armate” dello Stato: Equitalia, Agenzia dello Stato e banche.

Ma il caso veneto è solo l’ultimo di tanti altre tragedie simili. Due imprenditori si sono tolti la vita a Prato nel 2010, nel marzo scorso a Ragusa un commerciante in difficoltà ha tentato di darsi fuoco in prefettura, ma per fortuna è stato bloccato da alcuni colleghi. Il presidente provinciale ragusana della Confcommercio, Angelo Chessari denunciava: "L'allarme sociale è altissimo, proprio in questa zona tra quelle che, prima della crisi, stavano meglio delle altre almeno in Sicilia" e nel Meridione.

Sicuramente pesa anche su queste persone il non riuscire neppure a concepire l’idea del fallimento dell’impresa. Daniele Marini, direttore scientifico della Fondazione Nord Est spiega: “da noi non c'è l'idea di fallimento dell'impresa che esiste nei paesi anglosassoni, dove il fatto che l'impresa può fallire è nella natura delle cose. In Italia è diverso anche dal punto di vista giuridico e c'è una sorta di 'stigma' sociale: 'l'imprenditore che fallisce automaticamente è un fallito'.
La cosa che più pesa su queste persone è il non avere accesso al credito bancario oltre alla pressione di Equitalia che passa rapidamente al pignoramento dei beni dell’insolvente.
Ne prossimo articolo ci occuperemo proprio di questo aspetto, legato al recupero coatto del crediti che non risparmia neppure le abitazioni.